domenica 7 febbraio 2010

a domanda rispondo

a domanda rispondo, non fuggo più


  • Quando hai iniziato ad assumere sostanze psicoattive/bere alcolici?

Tra i quattordici e i quindici anni.

  • Quali sono i motivi che ti hanno spinto a farlo?

La curiosità personale innanzitutto che è andata a coinvolgere le amicizie.

  • Per quanti anni sei stato / da quanti anni sei tossicodipendente?

Il percorso è iniziato come ho precedentemente specificato, l'apice c'è stato dai diciotto ai ventuno anni, gli strascichi continuano tutt'ora che sono alla soglia dei trentuno anni. Sedici anni totali.

  • Quali sono i bisogni che ritieni o ritenevi potessero essere soddisfatti dalle sostanze/alcool?

L'evasione dalla percezione quotidiana, il bisogno di non sentire responsabilità personali, famigliari, sociali.

  • Quali difficoltà ha comportato l’uso di sostanze rispetto all’ambito famigliare, lavorativo o scolastico e sociale?

La difficoltà maggiore è stata caratterizzata dai conflitti interiori ed esterni riguardanti le mie scelte “filosofiche” di vite. Altre difficoltà ci sono state ma credo d'effetto al conflitto.

  • A quali servizi ti sei rivolto per gestire il problema? Hai mai usufruito del Ser.T? Hai mai provato l’esperienza della comunità terapeutica?

Nessuno.

  • Durante il periodo di tossicodipendenza hai contratto malattie infettive?

No.

  • Durante il periodo di tossicodipendenza sei stato in carcere? Come hai vissuto la permanenza in carcere?

No.

  • Cosa ti ha spinto a rivolgerti all’Associazione Nastro Rosso?

Sono arrivata a non avere più stimoli, aperture, ero completamente chiusa in me (attacchi d'ansia). Ho cercato aiuto perchè ho capito che da sola non riuscivo a venirne fuori e fondamentale non avevo più ragioni e sentivo il bisogno di trovare una ragione all'ansia.

  • Quali cambiamenti ha prodotto il gruppo?

Ho cominciato a pensare un po' meno e agire di più rispetto alle mie scelte “filosofiche” combattendo contro l'ansia. L'aiuto del confronto all'interno del gruppo mi ha insegnato a razionalizzare l'emozioni e a non farmi travolgere, non sempre mi è possibile ma comprendere lo sbaglio mi aiuta a proseguire.


Barbara


La mia dipendenza è stata caratterizzata dalle multisostenze prima e dal rapporto affettivo poi.

domenica 30 agosto 2009

Fiducia

Sentimento di sicurezza, tranquillità, speranza e simile, che deriva dal confidare in qualcuno o in qualcosa, nelle possibilità proprie o altrui.

Le dimostrazioni di fiducia sono importanti e grazie alle richieste di azioni veniamo aiutati a ricostruire una fiducia che vacilla.

barbara

mercoledì 8 luglio 2009

4 aprile 2012

serve a tutti una direzione una meta un punto di arrivouna stella cometa da seguire decisime ne sono ricordato da poco che non sognavo piuche non mi staccavo dal molo e non mi decidevo a partiresmuovere il culo da una vita che stagnava.."mi chiamo Mauro ho 33 anni come 50 e una storia troppo insipida di significato che valga la pena essere ricordatama questa è l'unica storia che ho e perciò decido di scriverla.

Sono nato a Napoli in un rione non troppo difficile..con i palazzi a schiera tutti uguali giallo paglierinoe i portici che puzzavano sempre di piscio.Ho fatto il liceo scientifico proprio come volevano i miei genitoricontinuando a detestare la matematica in cuor mio ma senza avere mai abbastanza coraggio di ammetterloero orgoglioso..fin da allora..a saperlo adesso quanti guai l'orgoglio mi avrebbe causato!
Mio padre era un uomo tutto d'un pezzo tale rispettatissimo dott. Claudio Pazzaglia primario e ortopedico all'ospedale S.annala stima che il mio paese provava per quest'uomo era pari solo alla soggezione che provavo io nel rapportarmi con lui.Mia madre una donna minuta fragile di corporatura e di animo..il suo fare accondiscendente a tratti stucchevolesostituiva puerilmente le assenze e la fredda austerità di mio padreIl continuo ricordarmi quanto ero bravo e studioso di mia madre mi impedì fino alla maggiore età di fare una qualsiasi mossa potesse deluderla.nessun desiderio espresso da me,nessuna preoccupazione per lei..nessuna speranza di essere accettato per quello che ero.ne dalla mia famiglia ne dai coetanei.
Il metodo educativo improvvisato dei miei basato su contraddizioni e punizioni estremamente severe quanto inutili e frustrantimi rese incapace di autovalutarmigenerò in me un senso costante di inadeguatezza..che mi ha accompagnato in questi ultimi 33 autunni.Sono figlio unico e questo è uno dei rancori più o meno futili verso i miei genitori che mi sono portato dentro fino alla fine..
Ero un ragazzino estremamente timido e silenzioso..dentro di me nutrivo un grande desiderio di essere accettato dagli altri ma dall'asilo alla terzo liceo sono stato bersagliato insultato sfruttato escluso deriso ...ero sempre io il capro su cui sfogare le proprie frustrazionia casa come in classeed era sempre peggio perchè non avevo coraggio di reagire, ma ero bravissimo a piangermi addosso..e così serpeggiava silenziosa dentro me l'idea di una nuova identità.
Crebbi fino ai 16 anni senza troppe aspettativerassegnato al vivere nell'ombra di mio padree allo stesso tempo a essere pateticamente idolatrato e supervalutato da mia madre.Imparai nel tempo a manipolarlaavevo capito che era allergica al senso di colpae così col tempo mi feci furbonon appena mio padre si levava dai piedi qualche frase al posto giusto faceva partire il gioco diabolico che logorava mia madre al punto tale ..che era lei stessa a revocarmi di nascosto dalle punizioni.
Ho imparato presto a manipolare le personequesto non vuol dire che non sia stato manipolato anche io a mio tempo..ma non sono mai stato bravo a mentire..almeno non abbastanza da credere alle mie stesse cazzate.A diciannove anni iniziavo a integrarmi, finalmente finii il liceo con una colite spastica ottimale e con voti discreti ovviamente non abbastanza buonida permettermi di partire in tenda con tutti i miei amici
...è strano che me ne ricordi così bene ancora adessoforse perchè è stata la prima occasione nella quale mi sono ferito da solo.Una cicatrice bella grossa che conservo ancora sulla coscia sinistra uno squarcio netto con un taglierino trovato nel set da cucito di mia madre..persi un sacco di sangue e di tempo per ripulire il bagno da quel casinola fitta di dolore mi sorprese ma mi accorsi subito della nuova scintilla che avevo negli occhi guardando il mio riflesso nello specchio e il senso di onnipotenza e delirio simile alla cocaina mi pervase al punto tale che feci fatica a staccarmi anni e anni dopo da quella pratica oscura e masochistica quel rituale che praticavo ogni volta che mi sentivo esplodere..Giorno dopo giorno somigliavo di più a un ordigno innescatol'età, la carica di rabbia e le "cattive compagnie" hanno fatto il resto..
Nel giro di 5 anni avevo ormai provato quasi tutte le droghenon seguendo nemmeno un preciso iter di pericolosità passai dalle canne alla cocaina in un men che non si dica mentre pasticche funghi e lsd vennero anni più tardimi sentivo forte e protetto quando iniziò la mia fase di "ribellione"avevo finalmente trovato il coraggio che mi mancavaper "essere finalmente qualcuno"andare fuori di testa abbastanzaper tornare a casa ubriaco e spintonare mio padre urlargli che gli rompevo il collose soltanto provava a parlarmi.avevo finalmente trovato il modo di sfondare il muro dell'inadeguatezzae non potevo più tornare indietro
non mi importava più se deludevo mia madrenon mi importava più se la vedevo piangere seduta sul mio letto vuotoe mio padre..anche lui smise di provare a esercitare potere su di meaccettò silenziosamente la sconfitta col tempo si ridusse a una vita fatta di lavoro tavor e poltronaquando rientravo alle ore sempre più improponibili della nottesentivo chiudersi a mandata la porta della camera da letto..aveva..avevano paura di me
non ero riuscito a farmi amarema ero temuto e quindi rispettato..o almeno allora mi sembrava un ragionamento sensato.Ero orgoglioso l'ho già detto..e non ho mai chiesto a mio padre perchè..nemmeno quando tre anni fa gli toccavo tremante la mano in ospedale qualche attimo prima che lasciasse questa terra..quando l'infermiera venne a staccare i tubi mi accorsi che stavo piangendo dinanzi a un vecchio emaciato e rinsecchito che non aveva chiaramente nulla a che vedere con la figura che aveva tormentato la mia adolescenza.
..Io che sapevo di non potere ambire alla sola metà della sua cultura.. a una sola briciola della sua gloriaa un solo momento della sua attenzione.mi sono lanciato a capofitto sull'altro lato della carregiata comandante di me stesso ho progettato e attuato la missione che col tempo si è rivelata kamikazecosì sono diventato quel che sononon un medico di successo non un uomo di famiglianon una persona stimata e rispettatama un rifiuto organico di questa società un numero come tanti sulle liste del sert un codice a barre stampato sul mio maledetto veleno quotidianodi nuovo temuto, scansato, evitato..persino con lo sguardo!inconsapevole e il più possibile per carità..
Fuori si è messo a piovere mi è venuta in mente improvvisamente Marta..ci conoscemmo così, sotto un anomalo diluvio nel marzo del 2003 o giu di lie sotto la pioggia ci lasciammo un paio di anni dopo io devastato dal senso di colpae lei convinta di aver fallito in qualcosa..non tel'ho mai detto marta che io ci credevo davvero alle cose che ti dicevo avrei voluto essere davvero il principe delle favole che ti raccontavo quando non riuscivi a dormire..ma qualche volta la vita ti rema contro oppure sono stato io che non ho mai avuto la forza di prendere in mano questi remi e dare una direzione alla mia storia.Comunque sia so che adesso sei felice,hai una bambina bellissimae spero che non verrai nemmeno a saperlo di questa lettera di questa resa di questo gesto che ho iniziato vigliaccamente a meditare più di dieci anni fa..
dopo la storia con Martanon ebbi mai più il coraggio di coinvolgermi in una relazione veramenteo almeno non con lo stesso spirito.mi limitai a consumare squallidi rapporti che amplificarono il mio senso di vuotocon le poche che riuscivo a avvicinare.
Fu a 24 anni che arrivò o arrivai all'eroinala medicina magica di tutti i miei malirendeva la mia anima liquida e il mio riflesso nello specchio molto più sopportabilene fui posseduto quasi subito...La robba mi ha portato giù con se in un turbinio confusoseducendomi con l'illusione di guarirmiavvelenandomi invece giorno dopo giorno di piùI primi tempi era un sogno incredibilesembrava io potessi piegare il mondo al mio voleremi piaceva l'aspetto emaciato e vissuto che andavo assumendosegno tangibile di questo patto col diavoloHo barattato l'anima e la fantasia in cambio di una morte vigliaccalenta e in stille che ogni maledetta mattina però mi fa risvegliare vivo..
In nome di questa dea dannataho picchiato, deluso, spacciato, rubato, strisciatomi sono umiliato vendendo via anche me stesso pur di averne in cambioe non mi importava, perchè ero troppo preso a cercarne ancoraa odiarmi e maledirmi, a mentire a tutti quelli che mi erano intornoa cercare senza più nemmeno sapere che cosa stavo cercando io che non avevo nemmeno il tempo di chiedermi se potevo farne a meno!
Guardo le mie mani che afferrano la penna e non le riconosco piùsembrano quelle di un vecchio, di un fabbro, di un soldatocicatrici macchie e unghie spezzatesegnano il tempo che è passato senza che me ne accorgessi mi ricordano che il vero inferno è in terra per quelli che vivono a metàma per arrivare al paradiso Dante non passava dall'inferno?non so quanto tempo era che non ci pensavo.. Degli anni successivi ricordo poco o nientema nel 2008 conobbi Giulialei era giovane decisa e appassionataaveva l'argento nella risata e coraggio di cambiare il mondo sembrava forte abbastanza da sopravvivermiabbastanza da passarmi accanto senza bruciarsilei curava le mie ferite amorevolmente e io ero attirato come una falena da tutta quella luce che emanavadalla voglia prepotente e il coraggio di vivere che a me è sempre mancato..
Qualche anno dopo restava ben poco della Giulia che conoscevo..era appassita lentamente anche leicome un fiore esposto all'ombraun fiore bellissimo che non ho avuto cura di annaffiareche non ho avuto voglia di ascoltarealla quale non volevo dare troppe spiegazioniaveva resistito poco più di tre anni nel tiro alla fune tra la sua e la mia vitatra la scelta sbagliata e quella giusta..e aveva persoavevo reso schiava anche lei della mia merdaperchè ero troppo vigliacco per mangiarmela da solo.Il rimorso più grande che porto dentro sono le bugie che le ho detto..che mi sono detto iosapevo già che non poteva funzionarema il mio egoismo l'ha legata a me e non sono riuscito a lasciarla andare quando potevo
il mio egoismo l'ha uccisa un anno dopo quando a morire dovevo essere io
queste sono le puerili memorie che conservo dello squallore di trentatrè anni di vita non vissutanon ho mai cercato di cambiare per me stesso ma ammetto che per qualche tempo..lei mi aveva fatto venire voglia di essere migliore.adesso che sono un cane sciolto e soloe la finestra è già spalancata sulla finemi chiedo come sarebbe stato sforzarmi solo per un attimo di essere felice..


K*