venerdì 13 febbraio 2009

autocontrollo

Il pensiero è già una forma di autocontrollo, purché debole. Chi fa uso di sostanze psicoattive non pensa, non è consapevole, non le percepisce come problematiche. Bisogna fare in modo che la nostra parte razionale contenga la parte emotiva: non sopprimendola, ma facendola emergere entro i limiti socialmente accettabili. I tossicodipendenti hanno uno scarso autocontrollo, quindi non possono permettersi di usare gli stessi stimoli usati dalle altre persone: ad esempio, per un alcolista bere un bicchiere di vino non ha lo stesso significato che avrebbe per una persona non dipendente che lo consuma durante un pasto.

Irene

2 commenti:

LOGOS ha detto...

condivido a pieno ciò che dici Irene,credo che il pensiero che sottostà ad una propria accettazione dei propri limiti sia, amare la propria fragiltà, perchè contiene il bisogno dell'altro come possibilità di unire la propria fragilità a chi ci sembra in grado di dare sicurezza per giungere alla gioia della relazione.
Relazione come atto educativo, nel bisogno di essere aiutato, amato e
non impaurito o impaurire l'altro, così intreccio con l'altro una relazione che non ha bisogno di corazze, ma mettere a nudo perchè devo nascondere niente ma tanto da presentare.

Anonimo ha detto...

"ad esempio, per un alcolista bere un bicchiere di vino non ha lo stesso significato che avrebbe per una persona non dipendente che lo consuma durante un pasto"
Peccato che per non sentirsi diversi devi usare gli stessi stimoli usati dalle altre persone
scarso autocontrollo, parte razionale ed emotiva si scontrano con la realta' sociale ben diversa
se non bevi, non fumi, sei fuori ... sei solo